lunedì 21 luglio 2008

Il senatore Castelli scrive al SECOLO XIX e "scopre" la distruzione dell'economia che doveva derivare dalla nautica

Lerici apra il Castello, a Portovenere via gli yacht

ROBERTO CASTELLI

Egregio direttore,................................................................
Trasferiamoci ora dall’altro capo del Golfo dei
poeti. Mi sono fermato sulla banchina del porto di Portovenere, così multicolore e caratteristica. Avrei voluto dire ad ammirare il canale che separa il paese dalla bellissima isola Palmaria,ma non posso dirlo perché la mia vista era bloccata da una serie di condomini bianchi, che ad una più attenta osservazione si sono rivelati essere mega ferri da stiro stazionanti, meglio dire occupanti, il molo sud del porto.Non sono certo tra quelli che dicono che i ricchi devono piangere, anzi penso che la ricchezza, se raggiunta onestamente, sia il giusto premio della operosità, della intelligenza e della genialità. Faccio un discorso esclusivamente estetico e culturale: cosa c’entrano quei plasticoni con il contesto di Portovenere, con quel magnifico caos multicolore rappresentato dalle barche da pesca piccole e grandi, dalle reti e dall’allegro andirivieni del resto del porto? Nove barche nove occupano mute e silenziose uno spazio che in altri tempi era occupato da ben più numerose imbarcazioni. Oltretutto mi diceva un commerciante del porto che dalle barche più piccole che una volta lo frequentavano scendevano diportisti che animavano la banchina e facevano anche acquisti. Mentre queste sono frequentate praticamente solo dagli equipaggi per la manutenzione.Mi risulta che il concessionario del porto sia il comune di Portovenere. L’invito che mi sento di fare è di ripensarlo per quello che esso è: una parte integrante del contesto paesaggistico e culturale del luogo, che deve essere omogeneo alle caratteristiche di un sito che ha pochi eguali al mondo, e non uno specchio d’acqua da offrire al migliore acquirente.
Cordiali saluti.


ROBERTO CASTELLI Senatore Lega Nord, eletto in Liguria