sabato 4 settembre 2010

Il porto che non è mai esistito.



Mi sono trovato numerose volte a dibattere sulla questione del porto di Lavagna.
Salvo qualche rara occasione, come quando ne parlai a lungo con l'avv. Gaudenzio Pierantozzi, Presidente della Commissione di Verifica e Controllo dei Porti Turistici, rinvenivo interlocutori in grado di comprendere che la struttura denominata Porto di Lavagna, non ha mai avuto un "concessionario" ma, semmai, un gestore temporaneo dell'attività peraltro illecita.
Nella realtà documentale appare evidente che l'autorizzazione alla costruzione della struttura (datata 1974), che sarebbe divenuta oggetto di concessione solo dopo il previsto "collaudo", non ha mai avuto il seguito che la procedura prevedeva.
Oggi, per brevità, si può certamente affermare che il cosiddetto "Porto" si configura come un cantiere ancora aperto il cui termine non ha previsione.
Le numerose comunicazioni agli organi di governo locale (comune, provincia regione) non hanno avuto seguito fino alla data di conclusione delle elezioni regionali del marzo 2010.
Una volta costituita la giunta e affidati gli incarichi, la vicepresidente della Regione Liguria, con delega all'Urbanistica, Marylin Fusco, ha compiuto una visita al comune di Lavagna ed ha, di fatto, trasferito alle competenze regionali la "strana storia del porto".
Le prime conseguenze di tale atto amministrativo sono ben evidenziate dal testo dell'articolo che il quotidiano locale IL SECOLO XIX ha pubblicato a firma "Badinelli" e di cui trascrivo il testo:


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La lettera, firmata da Antonino Cusumano, presidente di “Porto di Lavagna Spa”, attuale gestore dell’approdo, è stata letta all’apertura della conferenza dei servizi. Annuncia che, viste le procedure adottate dal Comune (ossia l’avvio di un bando pubblico che ha consentito a un altro gruppo industriale di presentare un progetto di rilancio del porto, alternativo a quello di “Porto di Lavagna”), il gestore dello scalo ritira sia il procedimento di variante urbanistica sia la richiesta di proroga di 35 anni della concessione demaniale cinquantennale, in scadenza nel 2024, e lascia intendere l’intenzione di “Porto di Lavagna” di chiedere un risarcimento per eventuali danni subiti.

«Questa lettera - spiega l’assessore al Porto, Mauro Armanino - apre nuovi scenari. Valuteremo come muoverci. Per adesso è prematuro fare commenti».

“Lavagna futura srl”, società che fa capo a Ennio Luglio (commercialista genovese, ideatore, attraverso la “Porto turistico Camillo Luglio srl”, insieme all’ingegnere Maurizio Gnudi, della Marina dell’aeroporto di Genova Sestri Ponente), ha presentato un proprio progetto di riassetto del porto. «L’avvocato che ci assiste, Corrado Mauceri, ha replicato subito dopo la lettura del messaggio di “Porto di Lavagna Spa”. Siamo intenzionati ad andare avanti con il nostro progetto di massima - annuncia Luglio - e disponibili a fare tutte le variazioni che ci dovessero essere richieste».

Roc Jack Mazreku, amministratore delegato di “Porto di Lavagna Spa”, raggiunto telefonicamente in Florida, sostiene di non conoscere i contenuti della lettera. «Sono negli Stati Uniti da 20 giorni - dice - non so niente di questa lettera, ma, se l’ha inviata il nostro presidente, sarà una cosa giusta. Lunedì rientrerò in Italia e, nel pomeriggio, avrò una riunione, in azienda, a Milano». A non piacere a “Porto di Lavagna” è la decisione del Comune di aprire un bando internazionale.

Per Marylin Fusco, vicepresidente della Regione con delega all’Urbanistica, che lo scorso 23 giugno, a Lavagna, ha partecipato a un incontro con il sindaco e la giunta sulla vicenda porto, il Comune ha rispettato la legge. «Credo che la strada giusta sia quella di procedere all’esame del progetto rimasto - spiega - La legge prevede che non ci sia un diritto di insistenza, un cosiddetto diritto di prelazione da parte di chi detiene la concessione e ne chiede il prolungamento dando il via, di fatto, al rilascio di un nuovo titolo concessorio. Il bando - conclude - rispetta la legge».

La conferenza dei servizi di ieri avrebbe dovuto verificare l’ammissibilità dei due progetti “concorrenti”, dopo due precedenti riunioni volte a discutere della procedura seguita e delle osservazioni sollevate sull’iter. Se ne riparlerà dopo l’estate.>>

Da ora in avanti le responsabilità amministrative e penali (piuttosto gravi) sono assunte dalla Fusco e da Burlando i quali dovranno spiegare, con dettaglio, una infinità di "questioni" che hanno sottratto quei benefici che la norma generale delle concessioni dei beni dello Stato prevede ricadano sulla collettività.

Dovranno spiegare perchè, pur in presenza di dettagliate denunce, la Regione non abbia mai ottemperato ai doveri di tutela del patrimonio pubblico, agendo invece a solo ed esclusivo vantaggio di una società estera.

Il comune di Lavagna, notoriamente "impotente" ad agire nella direzione dell'interesse pubblico, può tirare un po' il fiato........... per ora !