PROTAGONISTA PRINCIPALE MARCO MAZARINO DE PETRO, GIA' SINDACO DI CHIAVARI E, OGGI, GRANDE ELETTORE DI GIULIANO VACCAREZZA
Sono il nucleo d'acciaio di Comunione e Liberazione: i Memores Domini «seguono una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo». S'impegnano alla « contemplazione , intesa come memoria tendenzialmente continua di Cristo», e alla « missione , cioè alla passione a portare l'annuncio cristiano nella vita di tutti gli uomini». Il fondatore di Cl, don Luigi Giussani, li ha voluti così, impegnati «a seguire una vita di perfezione cristiana» attraverso la pratica dei tre voti: «l' obbedienza , nel senso che lo sforzo spirituale e la vita ascetica sono facilitate e autenticate da una sequela; la povertà , come distacco da un possesso individuale del denaro e delle cose; la verginità , come rinuncia alla famiglia per una dedizione anche formalmente più totale a Cristo». Fanno vita in comune, condividendo appartamenti in cui vivono in gruppi da tre a dodici associati, e sono presenti in 32 paesi del mondo.
Il più noto dei Memores Domini vive in Italia e si chiama Roberto Formigoni: oggi presidente della Regione Lombardia e domani - a Dio piacendo - ministro della Repubblica e candidato alla successione di Silvio Berlusconi. Di Formigoni, Memores Domini e conti all'estero si parla in un processo che sta per arrivare a sentenza a Milano: quello su Oil for food , scandalo scoppiato nel 2004, quando sono emersi i fiumi carsici di tangenti che scorrevano all'ombra di quel programma delle Nazioni Unite nato per addolcire l'embargo all'Iraq di Saddam Hussein permettendo di scambiare oil , cioè petrolio, con cibo e medicine. Un'indagine americana ha certificato che, sotto Oil for food , Saddam assegnava contratti petroliferi a prezzi di favore in cambio di robuste mazzette impiegate per sostenere il regime. Poi, dopo l'invasione Usa, quei soldi sono finiti a finanziare la guerriglia e il terrorismo.
Coinvolti nel gioco, grandi compagnie e piccoli trader petroliferi, ma anche singole persone ed esponenti politici di una cinquantina di Paesi del mondo. Tra questi, Roberto Formigoni che, in nome della sua amicizia con il cristiano Tareq Aziz, braccio destro di Saddam, ha ricevuto contratti per 24,5 milioni di barili: la più massiccia tra le assegnazioni fatte a soggetti italiani. Poiché Formigoni non fa il petroliere, i contratti sono stati gestiti da aziende suggerite dal governatore: la Cogep della famiglia Catanese e la Nrg Oils di Alberto Olivi. Così una piccola impresa come la Cogep si è trovata di colpo a passare dalle autobotti alle petroliere. In cambio, secondo l'accusa, avrebbe pagato tangenti per 942 mila dollari in Iraq e 700 mila a mediatori italiani . La Nrg Oils avrebbe pagato invece almeno 262 mila dollari. Certo, la Cogep era già stata coinvolta nello scandalo dei petroli e i suoi titolari erano già stati condannati nel 1982 per contrabbando internazionale, ma i Catanese sono tra i fondatori della Compagnia delle Opere, l'associazione di imprese promossa da uomini di Cl, e questo è stato sufficiente per meritare la segnalazione di Formigoni a Saddam.
Sul capitolo italiano di Oil for food hanno indagato il sostituto procuratore di Milano Alfredo Robledo e una squadretta di investigatori della Guardia di finanza e dei Carabinieri (Virgilio Pomponi, Domenico Siravo, Antonio Amato, Giovanni Anchora, Giandiego Mercurio, Alfonso Mellone, Antonio Marotta) che hanno avuto elogi ed encomi internazionali per il contributo dato alle indagini su questo scandalo mondiale. Oggi sotto processo a Milano sono solo gli uomini della Cogep e l'intermediario tra Formigoni e gli iracheni, Marco Giulio Mazarino De Petro, mentre a Roma e a Genova saranno giudicati altri due tronconi dell'indagine. Ma questa vicenda, al di là degli aspetti giudiziari, ha sollevato il velo sulle attività finanziarie dei Memores Domini, che pure non sono oggetto di giudizio. Ha svelato il Codice De Petro, mostrando al mondo l'esistenza di società offshore, conti, transazioni, consulenti, mediatori, tutti riconducibili all'associazione dei Memores.
Il Codice De Petro ruota attorno a tre società estere chiamate Candonly e a una misteriosa fondazione di Vaduz di nome Memalfa. Protagonisti del Codice De Petro: Formigoni e i Memores del suo gru ppo, Alberto Perego, Fabrizio Rota, Alberto Villa, Mario Villa, Mario Saporiti. Rota è anche il capo della segreteria di Formigoni in Regione, oltre che ex amministratore della Socomir, una società partecipata dalla Cogep . Perego, commercialista, è stato l'organizzatore e il tesoriere della campagna elettorale di Formigoni. Loro negano tutto , sostengono di non avere nulla a che fare con società offshore e conti esteri. Le indagini di Robledo e della sua squadretta li smentiscono, ricostruendo la vera storia di Candonly e Memalfa.
Sono il nucleo d'acciaio di Comunione e Liberazione: i Memores Domini «seguono una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo». S'impegnano alla « contemplazione , intesa come memoria tendenzialmente continua di Cristo», e alla « missione , cioè alla passione a portare l'annuncio cristiano nella vita di tutti gli uomini». Il fondatore di Cl, don Luigi Giussani, li ha voluti così, impegnati «a seguire una vita di perfezione cristiana» attraverso la pratica dei tre voti: «l' obbedienza , nel senso che lo sforzo spirituale e la vita ascetica sono facilitate e autenticate da una sequela; la povertà , come distacco da un possesso individuale del denaro e delle cose; la verginità , come rinuncia alla famiglia per una dedizione anche formalmente più totale a Cristo». Fanno vita in comune, condividendo appartamenti in cui vivono in gruppi da tre a dodici associati, e sono presenti in 32 paesi del mondo.
Il più noto dei Memores Domini vive in Italia e si chiama Roberto Formigoni: oggi presidente della Regione Lombardia e domani - a Dio piacendo - ministro della Repubblica e candidato alla successione di Silvio Berlusconi. Di Formigoni, Memores Domini e conti all'estero si parla in un processo che sta per arrivare a sentenza a Milano: quello su Oil for food , scandalo scoppiato nel 2004, quando sono emersi i fiumi carsici di tangenti che scorrevano all'ombra di quel programma delle Nazioni Unite nato per addolcire l'embargo all'Iraq di Saddam Hussein permettendo di scambiare oil , cioè petrolio, con cibo e medicine. Un'indagine americana ha certificato che, sotto Oil for food , Saddam assegnava contratti petroliferi a prezzi di favore in cambio di robuste mazzette impiegate per sostenere il regime. Poi, dopo l'invasione Usa, quei soldi sono finiti a finanziare la guerriglia e il terrorismo.
Coinvolti nel gioco, grandi compagnie e piccoli trader petroliferi, ma anche singole persone ed esponenti politici di una cinquantina di Paesi del mondo. Tra questi, Roberto Formigoni che, in nome della sua amicizia con il cristiano Tareq Aziz, braccio destro di Saddam, ha ricevuto contratti per 24,5 milioni di barili: la più massiccia tra le assegnazioni fatte a soggetti italiani. Poiché Formigoni non fa il petroliere, i contratti sono stati gestiti da aziende suggerite dal governatore: la Cogep della famiglia Catanese e la Nrg Oils di Alberto Olivi. Così una piccola impresa come la Cogep si è trovata di colpo a passare dalle autobotti alle petroliere. In cambio, secondo l'accusa, avrebbe pagato tangenti per 942 mila dollari in Iraq e 700 mila a mediatori italiani . La Nrg Oils avrebbe pagato invece almeno 262 mila dollari. Certo, la Cogep era già stata coinvolta nello scandalo dei petroli e i suoi titolari erano già stati condannati nel 1982 per contrabbando internazionale, ma i Catanese sono tra i fondatori della Compagnia delle Opere, l'associazione di imprese promossa da uomini di Cl, e questo è stato sufficiente per meritare la segnalazione di Formigoni a Saddam.
Sul capitolo italiano di Oil for food hanno indagato il sostituto procuratore di Milano Alfredo Robledo e una squadretta di investigatori della Guardia di finanza e dei Carabinieri (Virgilio Pomponi, Domenico Siravo, Antonio Amato, Giovanni Anchora, Giandiego Mercurio, Alfonso Mellone, Antonio Marotta) che hanno avuto elogi ed encomi internazionali per il contributo dato alle indagini su questo scandalo mondiale. Oggi sotto processo a Milano sono solo gli uomini della Cogep e l'intermediario tra Formigoni e gli iracheni, Marco Giulio Mazarino De Petro, mentre a Roma e a Genova saranno giudicati altri due tronconi dell'indagine. Ma questa vicenda, al di là degli aspetti giudiziari, ha sollevato il velo sulle attività finanziarie dei Memores Domini, che pure non sono oggetto di giudizio. Ha svelato il Codice De Petro, mostrando al mondo l'esistenza di società offshore, conti, transazioni, consulenti, mediatori, tutti riconducibili all'associazione dei Memores.
Il Codice De Petro ruota attorno a tre società estere chiamate Candonly e a una misteriosa fondazione di Vaduz di nome Memalfa. Protagonisti del Codice De Petro: Formigoni e i Memores del suo gru ppo, Alberto Perego, Fabrizio Rota, Alberto Villa, Mario Villa, Mario Saporiti. Rota è anche il capo della segreteria di Formigoni in Regione, oltre che ex amministratore della Socomir, una società partecipata dalla Cogep . Perego, commercialista, è stato l'organizzatore e il tesoriere della campagna elettorale di Formigoni. Loro negano tutto , sostengono di non avere nulla a che fare con società offshore e conti esteri. Le indagini di Robledo e della sua squadretta li smentiscono, ricostruendo la vera storia di Candonly e Memalfa.