sabato 25 luglio 2009

Per il secondo giorno consecutivo il SECOLO si interessa al Porto di Lavagna......hanno compreso che Mazreku è al capolinea ?

Ieri il SECOLO XIX si era interessato a Lavagna in maniera ampia (si veda l'articolo riportato in data sabato 25 luglio); oggi ritorna sul tema scottante del porto "virtuale" (poichè mai collaudato e mai verificato) e presenta le dichiarazioni programmatiche dei nuovi soggetti imprenditoriali che esprimono le loro intenzioni progettuali per "il bene della città di Lavagna"!

A lato compare un'intervista al Mazreku che introduce il termine "illegittimo"!!

Detto da lui, che delle leggi e della mancata osservanza delle stesse è un "professionista" ovunque indagato..........è per lo meno singolare.


Un commento particolare deve essere rivolto alla citazione di un soggetto: DOMENICO PODESTA' che compare nella stessa pagina in fondo in un articolo breve dal titolo: "COMUNE- DIRETTORE VERTICE SICUREZZA".


Il Domenico Podestà citato altri non è che quel funzionario dirigente del comune di Lavagna che, a soli tre giorni dall'andata in pensione, pensò bene di "soddisfare" le richieste illegali di Mazreku emettendo quel documento "dirigenziale" con cui il Mazreku e la sua società Porto di Lavagna spa entrarono in porto assumendone la gestione...................... E pensare che "era andato in pensione" !!
Uno spazio è poi dedicato a Vaccarezza, il sindaco, che dichiara (trionfante ?): <<chi sosteneva che i giochi fossero chiusi dovrà ricredersi!>>..................
Alcune domande sorgono spontanee:
Lo sa, il sindaco, che gli utenti del porto sono titolari di "Proprietà superficiaria" fino al 2024 ?
Lo sa che non può fare accordi con chicchessia senza interpellarli ?
Lo sa che è inutile che riceva i commercianti illudendoli di essere in grado di trovare la "soluzione" ?
Sembra che non lo comprenda proprio come è messo il porto sotto il profilo della legittimità !





Il SECOLO XIX inizia ad interessarsi del porto di Lavagna..................qual'è la ragione ?

Il "quotidiano più letto del Levante" ha deciso di interessarsi di Lavagna e del Tigullio in generale per fare una "marchetta" al "Claudio dei giusti".
Potrebbe anche sembrare una cosa normale: attività di cronaca mista a funzione mediatica.
La verità è però tutta da un'altra parte: la campagna elettorale della primavera prossima in cui il presidente uscente Claudio Burlando, già PCI, poi DS, ora PD con vocazione ad andare su una lista civica aperta a tutti, persino ai borghesi conservatori.......ha bisogno di prendere voti un po' dappertutto non potendo confidare oltre misura su quelle aree geografiche un tempo rigorosamente sinistroidi. Il sig. Burlando, troppo spesso considerato erroneamente un "allocco", si muove ovunque a raccattare sostegni forte di una invidiabile capacità di mentire e mentire e mentire ancora.
Qui sorge il problema vero, poichè la capacità di mentire è alta (e quindi offre risultati positivi) quando gli interlocutori sono sciocchi, oppure in stato di bisogno, oppure corrotti col potere che stà "mentendo". Nell'articolo riportato sotto, la "marchetta" del SECOLO è totale, perchè si permette di raccontare, ricopiando una velina ufficiale, le sparate irrealizzabili che quei sei nullafacenti fotografati al tavolo di coloro che contano vogliono spacciare per buone.
Il tunnel di Rapallo è opera utilissima e necessaria, ma prima che dia i suoi benefici risultati occorreranno non meno di sei sette anni, nel frattempo il 90% dell'economia di area sarà distrutto e tutti faranno la fine della presidente degli industriali, la sig. Garbarino (in foto nel gruppo), che ha chiesto aiuto alle casse pubbliche per la sua azienda decotta e forse più!
La colmata di Lavagna è un'opera demenziale che richiederà non meno di dieci anni per la sua completa realizzazione e che darà cento problemi e zero vantaggi! Costruiranno il depuratore consorziale che raccoglierà però la merda dell'intera riviera e la scaricherà in mare davanti al porto, così IRIDE sarà lieta; IDROTIGULLIO anche e così pure VEOLIA.
Il depuratore in Fontanabuona, che renderebbe vantaggi enormi e che aveva trovato il consenso di Burlando e Repetto è stato letteralmete stoppato dal potere corruttivo delle compagnie delle acque!!
La Piana del Seriallo è liquidabile con una semplice parola: barzelletta! Il sindaco di Leivi e Burlando sanno bene di che si tratta e canzonano il mondo con le loro affermazioni.
La messa in sicurezza dell'Entella, già fortemente compromessa dal Porto di Lavagna, è il vero problema di Burlando che deve "fare cassa" con la speculazione della colmata e con il progetto di Lavagna Futura che vedremo in un altro articolo. Entrambi i progetti sono vincolati alla messa in sicurezza del torrente. Qui si giocherà il futuro del Levante ed il futuro dei "fondi neri" della sinistra al governo della regione.
Le ultime elezioni comunali di Lavagna la dicono lunga sulla questione, in particolare se si esaminano i gruppi di pressione che hanno sponsorizzato Vaccarezza e ne hanno determinato la rielezione.

martedì 21 luglio 2009

Lavagna Futura...i metodi BNC!!






Qualche informazione dall'archivio del CORRIERE DELLA SERA:


IL CASO Da Ligato a Necci, la lunga storia della cogestione Promozioni facili, prepensionamenti vantaggiosi. Cosi' i vertici delle Ferrovie decidevano tutto insieme con i sindacati Gallori, ex leader dei macchinisti: "Quel ministro ha ragione, mai visto lavorare un sindacalista. Se il padrone si veste da compagno sono guai" ROMA - "Burlando ha ragione. Mai un ferroviere andato a fare il sindacalista e' tornato a lavorare", dice Ezio Gallori, ferroviere in pensione e mitico fondatore del Comu, il sindacato autonomo dei macchinisti. Poche asciutte parole per condividere la denuncia del ministro sul consociativismo sindacale. E del resto, che ha detto di nuovo Burlando? Nulla. Il presepio e' noto da anni: le Ferrovie impastate di consociativismo, i sindacati che comandano e l'azienda che obbedisce senza battere ciglio, pronta a passare all'incasso quando tocchera' a loro, i sindacalisti con carriera assicurata, obbedire disciplinatamente in nome e per conto di tutti i lavoratori. Lui, Gallori, non si stanca di ripeterlo: "Ho sempre detto ai miei compagni di lavoro una cosa: il giorno che non mi vedete piu' fare i turni sulla locomotiva cominciate a dubitare di me". Gallori e' andato in pensione come macchinista, settimo livello era e settimo livello e' rimasto, "eppure se volevo diventare dirigente le mie brave propostine le ho avute anch'io, stia tranquillo". E come dubitarne? Basta buttare un'occhiata alla recente storia delle Ferrovie. Ricordate dieci anni fa il consiglio d'amministrazione lottizzato con Lodovico Ligato alla presidenza? Pieno di sindacalisti diventati manager: Giulio Caporali veniva dalla scuola di management della Cgil, Ruggero Ravenna veniva dalla Uil, Pietro Merli Brandini dalla Cisl e Antonio Caldoro, in quota socialista, era un ferroviere. Poi venne Lorenzo Necci, e le Fs passarono dalla gestione partitocratica esplicita (verrebbe da dire trasparente) a un piu' moderno stile manageriale. Le carriere dei sindacalisti sono cosi' passate dalla contrattazione politica alla trattativa diretta. Luciano Mancini, per lunghi anni leader dei ferrovieri della Cgil, un bel giorno fu assunto da Necci come dirigente delle Fs, azienda in cui mai aveva lavorato, e paracadutato alla presidenza della Sogin, la societa' dei pullman, una delle diversificazioni societarie delle Ferrovie contro le quali oggi la Cgil tuona mettendo Necci sotto accusa. E Gaetano Arconti, leader dei ferrovieri Cisl, e' diventato anche lui dirigente, gratificato della presidenza della Fondazione Bnc, cassaforte delle azioni della Banca nazionale delle comunicazioni. E Gian Carlo Aiazzi della Uil? Promosso. E Sante Bianchini della Cisl? Promosso. E Luigi Di Giovanni della Cisl? Alto dirigente delle Fs. Dietro ciascun nome c'e' una storia personale, ciascuno trovera' il modo di protestare, di trovare ingiusta l'inclusione nell'elenco dei sindacalisti beneficiati da Necci, di dire che in fondo anche chi fa sindacato ha diritto alla carriera. Eppure, a torto o a ragione, non si puo' non constatare che questi nomi simboleggiano per tutti i ferrovieri una chiara realta': il sindacato non e' un impegno di mutuo soccorso ma una strada per far carriera e accumulare potere. Sarebbe pero' ingiusto dare tutta la colpa a vertici sindacali in deficit di moralita', come se i ferrovieri fossero le loro vittime. Il consociativismo sindacale e' infatti un fenomeno di massa. Quanti sono i dipendenti delle Fs che non lavorano grazie ai permessi sindacali? Migliaia. E quanti sono gli iscritti al sindacato che hanno trovato il modo di incassare una promozioncina? Migliaia. Tutto si tiene, insomma, e non c'e' consociativismo senza consenso. Lo sapeva bene Lorenzo Necci: quando ebbe l'idea di prepensionare 90 mila ferrovieri scaricandone il costo sull'Inps, fu bravissimo a ottenere l'assenso dei sindacati. Prima mossa: prepensionamenti vantaggiosi e solo volontari, serviti a mandare a casa macchinisti di 45 anni e a tenersi gli impiegati di 58. Seconda mossa: accompagnare gli esodi con aumenti di stipendio per chi restava, cosicche' il costo del lavoro per le Fs e' rimasto praticamente lo stesso con il personale quasi dimezzato, mentre oggi un ferroviere costa mediamente quasi come due addetti all'industria. Terza mossa, il capolavoro: un accordo sindacale (tutti i ferrovieri ne ricordano la data, 26 ottobre 1990), che metteva insieme il consenso dei sindacati ai prepensionamenti e l'impegno dell'azienda a garantire la promozione a tutti i dipendenti in distacco sindacale. Qui il consociativismo e' scritto e sottoscritto. Dopo quell'accordo dalle segreterie di Cgil, Cisl e Uil sono partite le lettere (ufficiali) alle Fs con le liste degli iscritti da promuovere. Promozioni a tutti i livelli: da ausiliario a assistente di stazione, da assistente di stazione a capo gestione, da macchinista a capo deposito, da deviatore capo a segretario, da operaio a segretario. Migliaia di promozioni. Poi il sistema si e' perfezionato contrattando direttamente le promozioni di massa scritte nel contratto di lavoro, cioe' automatiche: ne sono scattate diecimila (su 125 mila dipendenti) solo nel '96. Cosi' si capisce perche', quando il governo ha detto che e' forse meglio voltare pagina, e' scattata la "rabbia dei ferrovieri": a qualcuno comincia a venire il dubbio che quel Bengodi dello strapotere sindacale nascondesse la fregatura. Il pensionato Gallori non ha dubbi: "Io l'ho sempre pensato e l'ho sempre detto: quando il padrone si veste da compagno cominciano i guai. Lo dissi a Montagnoli Willy, rappresentante dei macchinisti Cgil, il giorno che lo vidi al di la' del tavolo: era passato nello staff di Cesare Vaciago, il direttore generale delle Fs, la nostra controparte. Gli dissi: bravo, t'e' bastato fare un salto di un metro e mezzo".

Meletti Giorgio

Pagina 5
(4 febbraio 1997) - Corriere della Sera



Una schiera di nullafacenti si appresta ad entrare in "gioco" a Lavagna per prendersi i "benefici" del porto a danno della popolazione.


Chi sono i soci dell'impresa "RAMON"?

Chi è PATRIZIA BARONI ?

Non bastava Porto di Lavagna spa a dissanguare le casse pubbliche ?

ARMANINO che dice ? Segue il diktat come Federzoni e Greganti ?

domenica 19 luglio 2009

La risposta di Mazreku non si è fatta attendere.....occorre ora qualche spiegazione !!

Tutto come da copione: si fanno i gruppi antagonisti in casa...................
Coloro che hanno seguito un poco le vicende del porto, almeno dal 1997, hanno ben compreso che questa struttura nasce e si sviluppa con l'intento di "fare cassa" e nulla più!
Al momento del subentro di Porto di Lavagna spa, che assunse il fallimento di Cala dei Genovesi, emerse come il Mazreku fosse una "testa di legno" creata a ragione di una possibile "presa" del comando del porto proprio per realizzare il progetto di "fare cassa", imponendo quei pagamenti non dovuti di cui oggi iniziano i giudizi di ripetizione degli indebiti.
Allora il Mazreku, così come ancora adesso, era pilotato da una struttura politica "sommersa".
Questa innovativa cordata diretta e guidata dal commercialista Luglio ripete, con la medesima modalità, l'avvento della Porto di Lavagna spa.

Il capocordata rappresenta sostanzialmente una appendice del sistema finanziario prima del PCI e poi DS, essendo presidente del collegio sindacale di FONDAZIONE BNC; banca nota come appartenente alla struttura finanziaria vicina a Claudio Burlando.
Ennio Celio Luglio oggi risponde al "padrone" Burlando, così come fece Mazreku nel 1997, allorchè Burlando era, tra l'altro, presidente di banca BNC oltrechè ministro dei Trasporti.

Si preparano quindi nuovi scenari se solo vogliamo ricordare il caso Greganti e la scalata dei comunisti alle banche italiane; le strane associazioni tra i "difensori del popolo" e i mafiosi di primissima grandezza; lo stalinismo di potere dei "finti comunisti" e la credulità eccessiva dei poveri cristi che vedevano in quegli elementi (D'Alema & Co.) i salvatori delle loro povere e tristi esistenze.

Sorge la necessità di fare chiarezza, una volta per tutte, sulla ragione per cui i dirigenti stalinisti nostrani hanno sempre avuto bisogno dei contatti forti con la mafia e con gli uomini che la conducevano.

Quando l'Italia era politicamente divisa in due forti raggruppamenti - quello democristiano e quello comunista - potevamo osservare con estrema semplicità che il primo dei due, quello diccì, aveva "sostenitori economici" assai ben visibili come detentori di capitali ingenti, e poteva poi beneficiare economicamente di una parte nascosta, ma marginale, (in cui forse si poteva nascondere il capitale sporco di origigne mafiosa, da sempre esitente) .
Il partito comunista, nel medesimo periodo, decantava la sua "radicale" indipendenza dal capitale che - così raccontavano ai creduloni - era supportata dall'impegno volontaristico degli iscritti e dalle loro modeste dazioni.
Volevano far credere che le sagre paesane e le iscrizioni annuali al partito portavano alle casse del PCI i miliardi necessari a mantenere in piedi l'attività politica!!!
Qualcuno era così sciocco da crederci, fintantochè non scoppiò lo scandalo della scalata alle banche realizzato da truffatori di alto livello e da gregari politici che si sarebbero fatti tritare i testicoli piuttosto che dichiarare apertamente le porcate che facevano (Primo Greganti & Co).
La vicenda assai recente ( i rinvii a giudizio sono datati alcuni giorni or sono) cosiddetta "MENSOPOLI", mostra con tutta evidenza il solito naturale disegno del partito: una banda di truffatori, uno o più mafiosi, il Greganti di turno che in questo caso si chiama Federzoni!
Nella questione di Lavagna, dove il gruppo di potere politico stalinista locale impone le sue regole - le solite, quelle dei bilanci nascosti e delle tangenti - , prima venne messo in pista il Mazreku, oggi, per meglio tutelarsi, ecco la "seconda scelta" rappresentato da BNC (attraverso Luglio & Co) che si prepara ad intorbidire le acque e dove il Greganti di turno (che qui si chiama Armanino) è pronto a "ripulirle"!

Emerge quindi bene il "disegno generale economico" comunista, tenuto in piedi da decenni, che si ritrova radicato in regione Liguria e nel comune di Lavagna:
1-dichiararsi (a chiacchiere) nemici della mafia;
2-stringere invece patti economici forti e segreti con i mafiosi;
3-danneggiare le aziende "sane" nel loro sviluppo per evidente concorrenza sleale;
4-raccogliere le tangenti che sono il vero supporto economico del partito:
5-"punire" i detentori di capitale non mafioso e l'economia in generale;
6-ergersi infine difensori dei lavoratori allorquando l'economia sana precipita !

La sintesi dei fatti è necessariamente estrema, ma se qualcuno vorrà averne ampie delucidazioni, non ha che da seguire i prossimi interventi di ORAS.