venerdì 1 gennaio 2010
Mazreku esprime nuovamente comportamenti mafiosi.
Nell'articolo pubblicato il 24 dicembre su "Il Nuovo Levante", di cui qui sopra è riportata la copia, si legge tra virgolette un avvertimento al comune di Lavagna:
In merito al comportamento del comune Mazreku dice che deve attenersi: "all'osservanza dei principi di correttezza e buona fede, astenendosi da comportamenti intenzionali o colposi che arrechino pregiudizio alla posizione giuridica della società concessionaria".
L'articolo nasceva come naturale conseguenza al precedente, distribuito il 18 dicembre, nel quale, come è naturale, l'assessore Armanino - non potendosene sottrarre - esprimeva un concetto assai semplice riferito alla proprietà della società di gestione, ed in particolare alla combinazione Pubblico/Privata.
Tale posizione, che vide i rappresentanti locali del Pdl esprimersi apertamente in un convegno tenuto a Lavagna, in Sala Rocca, è la medesima riportata nel progetto del Gruppo Zena e fortemente contestato da Mazreku.
Qui sotto l'articolo del 18 dicembre
Chi conosce la storia del porto, dell'assenza totale degli interventi doverosi della magistratura chiavarese e dello stato di disordine legale generato dall'attività della coppia Mazreku/Dotti, non può che ravvisare una evidentissima attività di "spregiudicatezza amministrativa" che, così come affermato più volte dal Procuratore Anna Canepa, della DNA, è stato il tratto comportamentale delle associazioni mafiose.
Questa spregiudicatezza ha seguito l'intero iter della gestione del porto del Mazreku sino dal 1999; il comune di Lavagna ha perennemente subito questa infiltrazione con le debolissime forze di contrasto che gli sono proprie.
Evidentemente, oggi, il problema è di enti sovraordinati e della direzione generale del ministero degli Interni, cui viene inviata una dovuta comunicazione.
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